TV E SOCIAL NETWORK. CHI CI CONTROLLA E PERCHE'? L'ANALISI NEL LIBRO DI DAVIDE FERRANTE

27.12.2011 13:02

Venerdì 13 gennaio 2012 alle ore 18,00 presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare di Napoli  in Via Cesario Console n. 3 bis si terrà la presentazione del libro "IL CONTROLLO SOTTILE. Dal potere della tradizioone a quello di tv e social network" scritto da Davide Ferrante, edito da Casa Editrice.
L'incontro organizzato e promosso dal Presidente del Centro Studi “ Sebetia - Ter ” Prof. giornalista Ezio Ghidini Citro e moderato da Aurora Barra, vedrà gli interventi di Lello La Pietra, giornalista e autore tv, di Antonello Perillo, giornalista Rai, del Prof. Franco Biancardi dell’Università di Napoli Suor Orsola Benincasa.

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Il libro è’ un saggio di riflessione e di denuncia in chiave sociologica composto di due capitoli, nel primo dei quali Davide Ferrante mette in evidenza un’ipotesi di evoluzione del concetto di controllo, inteso come guida, orientamento, ma anche come una malattia di cui ricercare le cause, partendo dai contributi di grandi pensatori come N. Abbagnano, P.M. Foucault e M. Lianos. Dall’analisi di diverse tipologie di controllo individuate esamina attraverso Foucault il legame esistente tra controllo e potere, legati da una struttura simbiotica e aventi carattere di onnipervasività, onnipresenza e onnicomprensività. Quindi una resistenza ad essi non può non avere la medesima struttura serpentina e reticolare. Deve essere fondata sui punti mobili, inquadrabili in esistenze non solo legate alla singola classe (ad es. quella operaia), ma anche in altre e con atteggiamenti non esclusivamente rivoluzionari, ma plastici e dinamici, votati a volte anche al compromesso, pur di “lavorare ai fianchi”il potere stesso. Scrive Foucault in proposito parafrasando il motto di Clausewitz che il potere è la “guerra continuata con altri mezzi”, una sorta di macchina diabolica che stringe tutti nei suoi ingranaggi, una forza diffusa situata alla base del “panoptismo quotidiano”- metafora del potere teorizzata da J. Bentham - che regola i ritmi circolatori della società partendo dalle sue arterie fondamentali come la scuola, l’ufficio, la prigione, quindi a tutti i livelli, anche quello politico. Nel secondo capitolo l’autore analizza il linguaggio, condizione fondamentale per l’esercizio del controllo sociale e fa una anoramica sulla società attuale caratterizzata dallo stritolante tecno centrismo - realtà e prospettiva ineliminabile dell’umano che va accettato e conosciuto a fondo proprio per essere contenuto il più possibile in modo che possa tornare ad essere un fine piuttosto che un mezzo; esamina i legami presenti tra la filosofia esistenzialista di Heidegger e l’utilizzo dei social network e della tv come mezzi di controllo “sottile”, i quali hanno nel DNA il germe dell’onnipresenza e dell’onnipervasività.
Capire il perché di tale visione esistenziale all’alba del terzo millennio è il nocciolo della questione che Ferrante affronta con estrema agilità, con rimandi a Galimberti, sulla lettura dell’essenza umana come essenza tecnica, e su come l’uomo viva nell’accettazione rassegnata dello strapotere della tecnica ma anche sulla possibilità di ritrovare in essa correttivi al suo dominio incontrastato attraverso l’educazione, la famiglia, la scuola e un uso attento dei media e di facebook. Così come Popper raccomandava ai genitori di scegliere con cura e migliori scuole e i migliori insegnanti per i propri figli, altrettanto essi dovrebbero fare con i programmi televisivi, consapevoli del potere pedagogico della “cattiva maestra televisione”.
A tal proposito l’autore sostiene che:<< Creare un asse collaborativo con l’agenzia educativa scuola può rappresentare l’unica valida forma di micro-resistenza per salvaguardare, in concerto con gli insegnanti, il perdurare di uno spirito critico che sembra essere sempre più minato da attacchi multipli e spesso invisibili che l’establishment mediatico sferra per narcotizzare le masse, senza distinzione tra “esistenze infantili o adulte”>>. In ultimo Ferrante esorta a recuperare il senso originario dell’umano e delle sue “narrazioni”, frutto essenzialmente della sua propria tensione emotiva che porta alla ricerca dell’espressione artistica, “come valido contrappeso alle forze “tecno centriche” che tentano di codificarci, rendendoci sempre più un numero di matricola anziché un essere pensante”.
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Davide Ferrante, musicista, insegnante, scrittore è nato e vive a apoli.Dopo la Laurea in Lettere Moderne e quella in Scienze della Formazione Primaria si è specializzato in Didattica per l’integrazione scolastica di alunni in condizioni di handicap e ha conseguito un master in “Il confronto educativo nella scuola multiculturale”. Dal 2006 cura rubriche storico-didattiche per la rivista musicale “Drum Club” curata dalle edizioni “Il volo” di Milano.

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