“SALVIAMO LA REGGIA DI CARDITELLO”. DAL COMUNE DI CAVA DE’ TIRRENI PARTE UN NUOVO APPELLO PER PORRE FINE AD UNA LUNGA E TORMENTATA VICENDA. APPROVATO L’ORDINE DEL GIORNO PER RACCOGLIERE LE FIRME DEI COMUNI E DEI PROFESSIONISTI IN CAMPANIA

07.03.2012 13:46

Un patrimonio di tutti. Nell’ordine del giorno dell’ultima seduta del consiglio comunale di Cava dè Tirreni anche il recupero edilizio e monumentale della storica Reggia borbonica ormai nel totale abbandono.

La proposta è partita dal consigliere comunale architetto Antonio Palumbo che ha messo al centro dell’attenzione la triste vicenda della Reggia Borbonica di Carditello, da considerare, prima che sia troppo tardi, patrimonio di tutti,  bene pubblico ed ottenere il suo inserimento, da parte dell’Unesco, nella lista dei Siti Italiani Patrimonio dell’Umanità. Come salvarla? Come recuperare e valorizzare un patrimonio di tale valore che appartiene soprattutto alla Campania e al Sud?

Un primo passo è stato fatto proprio nell’ultima seduta del consiglio comunale di Cava dè Tirreni con l’approvazione dell’ordine del giorno. Ora si parte per raccogliere le firme e le adesioni di altri comuni, in primis quello di San Tammaro, in provincia di Caserta, e per coinvolgere anche altri architetti professionisti che intendono salvare una parte del nostro patrimonio monumentale.

"Una reggia ricca di storia che fa parte di noi- ha detto nel suo intervento il sindaco di Cava Marco Galdi - e  una volta valorizzata potrà competere con la Reggia di Caserta oggi meta di milioni di visitatori. Anche queste piccole azioni possono dare  un vera spinta positiva al turismo. Condivido in pieno la proposta del conisgliere Palumbo perchè salvare la Reggia di Carditello significa fare una politica che sa giocare un ruolo a livello nazionale e d internazionale, che sa fare una battaglia per la dignità del Mezzogiorno d'Italia. Il fatto che questa residenza borbonica si trovi in un luogo di degrado richiede uno slancio maggiore da parte nostra, un vero colpo di reni affinchè si crei una luce forte che richiami al valore del nostro patrimonio".


"Tutto è nato per caso - ha detto al nostro portale il consigliere Antonio Palumbo - sono entrato in contatto con l'associazione Orange Revolution che sta portando avanti questa battaglia e non sono rimasto insensibile. In Campania abbiamo ben 22 siti borbonici, ma non li conosciamo tutti e non sappiamo in quali condizioni versano. In Piemonte stanno investendo già da qualche anno per valorizzare tutte le residenze storiche dei Savoia  e favorire, in tal modo, prospettive di turismo e di occupazione. Non comprendo - conclude Palumbo - come mai dopo 150 anni al nord si investe a spese del sud e qui al Sud vendiamo ai privati il nostro patrimonio. Mi aguguro che il nostro ordine del giorno trovi l'adesione di tutti i sindaci campani e la nopstra voce che parte dal basso possa arrivare presto al Ministero dei Beni Culturali per innsescare un meccanismo produttivo e turistico per il mezzogiorno d'Italia"

“Siamo di fronte all’ennesimo caso di degrado e indifferenza verso il nostro patrimonio storico culturale – ha dichiarato il consigliere comunale Raffaele Senatore nel corso dell’incontro che ha visto anche qualche resistenza da parte dell’opposizione. Noi meridionali siamo un popolo strano – ha proseguito Senatore - deteniamo il 50% delle opere d’arte in Italia e non sappiamo o vogliamo apprezzarle, tutelarle e valorizzarle”.

Nel giorni scorsi è arrivata anche una timida risposta da parte della Regione Campania più volte sollecitata sulla questione

''L'attenzione del Consiglio regionale della Campania sulle problematiche relative alla sorte della Reggia borbonica di Carditello e' sempre stata altissima, malgrado le note difficolta' finanziarie della Regione''. Lo ha dichiarato  il presidente del Consiglio regionale, Paolo Romano.  ''Credo che anche lo stanziamento dei nove milioni di euro necessari a scongiurare l'asta, e dunque l'istituzione di un capitolo di spesa che per tre anni prevede l'appostamento di tre milioni di euro l'anno da rinvenire dalla vendita del patrimonio disponibile della Regione - ha concluso Romano - testimoni un impegno forte che parte certamente dai colleghi casertani, ma che ha visto la convinta condivisione dell'intera assemblea legislativa regionale''

 

LA PROPOSTA PER SALVARE LA REGGIA

«Salvare la Reggia di Carditello dall'incuria e dal degrado con un progetto che valorizzi la sua vocazione storica». A chiederlo sono i membri dell'associazione Semia Onlus che hanno rivolto alle istituzioni campane un appello ad elaborare un piano di riqualificazione e recupero della struttura. L'idea lanciata dai membri dell'associazione è quella di ricreare nella splendida struttura neoclassica le attività promosse dai Borbone nel '700. Con Carlo e Ferdinando di Borbone la Reggia infatti veniva utilizzata per allevare i cavalli e bovini e per la coltivazione del grano.

 

NEL 2010 UNO SPIRAGLIO GRAZIE ALL’ASSOCIAZIONE ARYCANDA

L’Associazione culturale Arycanda, il cui coordinatore scientifico è il dott. Ugo Ricciardi, Magistrato, S.Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Napoli, e presieduta dall’avv. penalista Arturo Frojo, è stata costituita nel 1999 ed annovera più di 600 iscritti di varie categorie professionali.   

L’associazione, a conclusione di un anno di intensa attività nel sociale organizza l’evento dell’anno sociale con l’assegnazione del Premio Nazionale Arycanda che in ogni sua  edizione ha dato riconoscimenti a grandi nomi della società civile, dello spettacolo, della cultura, della medicina, della magistratura e del giornalismo.

L’Associazione organizzò nel 2010 la 10° edizione del premio nazionale ARYCANDA proprio nella Reggia di Carditello, impegnandosi in completa autonomia e con lo sforzo di numerosi volontari a restituire il decoro ad una struttura storica di così grande valore, attraverso il taglio dell’erba nel parco, la pulizia delle aree circostanti e degli spazi interni e donando di nuovo la luce agli affreschi e le opere d’arte che caratterizzano la Reggio borbonica.

E’ possibile visionare la galleria fotografica relativa alla serata del premio Arycanda per apprezzare ancora di più un pezzo della nostra storia e del nostro patrimonio

 

 

UN PO’ DI STORIA

La Reggia di Carditello, situata a circa 4 km ad ovest dell'abitato di San Tammaro, a metà strada tra Napoli e Caserta, in via Foresta a Carditello, è un complesso architettonico sobrio ed elegante di stile neoclassico, destinato da Carlo di Borbone (1716-1788) a luogo per la caccia e l'allevamento di cavalli e poi trasformato per volontà di Ferdinando IV di Borbone (1751-1752) in una fattoria modello per la coltivazione del grano e l'allevamento di razze pregiate di cavalli e bovini. Era immerso in una vasta tenuta ricca di boschi, pascoli e terreni seminatori, e si estendeva su di una superficie di 6.305 moggia capuane, corrispondenti a circa 2.100 ettari. Era animato da un discreto numero di persone dedite alla conduzione dell'azienda. Carditello era uno dei siti reali che si fregiava del titolo di "Reale Delizia" perché, nonostante la sua funzione di azienda, offriva una piacevole permanenza al re e alla sua corte per le particolari battute di caccia che i numerosi boschi ricchi di selvaggina permettevano.

Il fabbricato è stato costruito dall'architetto Francesco Collecini, allievo e collaboratore di Luigi Vanvitelli. L'area antistante, formata da una pista in terra battuta che richiama la forma dei circhi romani, abbellita con fontane, obelischi ed un tempietto circolare dalle forme classicheggianti, era destinata a pista per cavalli.

Nel 1920 gli immobili e l'arredamento passarono dal demanio all'Opera Nazionale Combattenti e i 2.070 ettari della tenuta furono lottizzati e venduti. Rimasero esclusi il fabbricato centrale e i 15 ettari circostanti, disposti a ventaglio sui lati ovest, nord ed est del medesimo complesso, che nel secondo dopoguerra entrarono a far parte del patrimonio del Consorzio generale di bonifica del bacino inferiore del Volturno.

Nel 1943 fu occupata dalle truppe tedesche di occupazione che vi stabilirono il proprio comando. I vandalismi dei soldati contribuirono a incrementare lo stato di degrado.

Da molti anni la tenuta è in uno stato di abbandono, che l'ha reso sconosciuto ai più e relegata in una posizione inferiore rispetto ad altre località e siti di interesse artistico. Nonostante il grave stato di decadenza e la scomparsa dei boschi che ne facevano da cornice, sono ancora intuibili la ricchezza e bellezza artistica e architettonica della Reggia e la stupenda veduta d’insieme del sito, elementi che hanno fatto nascere l'antico appellativo di "Reale Delizia". Tuttavia è anche evidente l'urgenza d'arrestare la razzia di decori, sculture, arredi architettonici, ormai in atto da troppi anni.

Con Ordinanza del 27 Gennaio 2011 Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Ufficio Esecuzioni Immobiliari. Dispone le vendita all'asta del complesso monumentale denominato Real Sito di Carditello al prezzo base di € 20.000.000,00



 

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