NATALE: TRADIZIONE, COLORE E FOLCLORE DELLA CITTÀ DI NAPOLI

12.12.2010 13:01

Il Natale è ormai alle porte, le strade o meglio i vicoli di Napoli regalano un’atmosfera surreale. Passeggiando per San Grecorio Armeno rivivi la vera tradizione del Natale, gli addobbi, gli artigiani presepiali e le viuzze rintagliano la scenografia unica del presepe. I colori, il folclore e le voci dei venditori rispolverano un passato che in quell’angolo della città non è mai finito. Il Natale è anche un ritrovare i valori fondanti della famiglia, un riunirsi tutti assieme attorno ad una tavola imbandita e dimenticare qualche malumore. Napoli con questa atmosfera surreale non riecsce a far dimenticare il problema dei rifiuti uno schiaffo ad ogni cittadino napoletano che si trova difronte ad un problema che non trova soluzione. Da paese del sole a paese della monezza non si può tollerare e pensare che la Norvegia che, già da qualche settimana, sogna di poter bruciare la monnezza campana. La tv pubblica norvegese, Nrk, ha dedicato alcuni servizi giornalistici a quella che viene definita «una ghiotta opportunità»: la quale, se colta al volo, andrebbe a incrementare la capacità energetica del paese scandinavo. Mò bastaIo sono un napoletano e non voglio più i rifiuti nelle strade della mia città” associandomi all’accorato appello dell’artista Nevada.

Ritornamdo al folclore la vera protagonista del Natale Napoletano è la cucina. Tra i piatti di pesce l’anguilla viva alla Vigilia di Natale non può mancare, l’odore del suo fritto è inconfondibile. L’anguilla, mezza di lago o mezza di mare, viscida ma non limacciosa e viva da fasi inseguire per la tutta la cucina prima di essere afferrata coinvolgendo tutta la famiglia. Una scena tipica è raccontata dal maestro Eduardo De Filippo nella commedia Natale in Casa Cupiello. Come non può mancare il musillo in bianco, alto e quasi perlaceo, che come diceva un illustre guappo napoletano si deve “sfogliare cumme ‘a nu mazzo ‘e carte” .  La pizza fritta o meglio "a ogge a otto" colorava i vicoli di Napoli soprattutto il periodo di Natale dove era venduta nei bassi (‘o vascio) piccole abitazioni poste al piano terra spesso di uno o due vani

La minestra maritata è un tipico piatto di origine campana, in genere preparata secondo la più stretta tradizione napoletana per pranzi festivi quali Natale e Pasqua. La menestra maritata, è un piatto molto sostanzioso in cui carne e verdure si "maritano": è una minestra ricca di verdure a foglia e carni, cotta in pignatta sul fuoco del camino, la cui denominazione deriva proprio dal matrimonio di queste due categorie di ingredienti. Durante le festività tradizionali, tuttavia, nei mercatini rionali di Napoli ancora si possono acquistare le verdure tipiche per preparare la minestra maritata, che sono tipicamente cicoria, piccole scarole (scarulelle), verza e borragine, che ne conferisce una nota amarostica. In qualche variante si usa anche la catalogna (in napoletano: puntarelle cicorie). La carne è tipicamente di maiale, con tracchie, salsicce e altri tagli. Alla Vigilia di Natale non può mancare ‘A ‘NZALATA ‘E RINFORZO (Insalata di rinforzo) che regala un tocco di colore alle tavole natalizie: cavolfiore, pappacelle, olive bianche e nere, acciughe, capperi, sottaceti. Si prepara a Natale, e viene in pratica “rinforzata” ogni giorno  aggiugendo gli ingredienti mancanti, fino a capodanno. Non possono mancare la sera della Vigilia di Natale “vermecielle cu ‘e vongole”  che possono essere preparate con la salsa di pomodoro; in bianco e con i pomodorini. Mentre il giorno di Natale è tradizione mangiare la gallina in brodo. La frutta secca e i dolci tipici chiudono il pranzo. Il roccocò è il dolce che chiude il pranzo delle famiglie napoletane in occasione dell'8 dicembre (giorno in cui si festeggia l'immacolata concezione) e che accompagna tutto il periodo delle feste natalizie. Veogono spesso venduti insieme a raffiuoli, mostaccioli è legato all'uso nelle antiche ricette contadine del mosto (mostacea era il nome latino), col quale venivano preparati per essere più dolci. I mostaccioli napoletani sono riportati da Bartolomeo Scappi, cuoco personale di Pio V, nel il suo pranzo alli XVIII di ottobre e susamielli, altri dolci tipici della tradizione gastronomica natalizia partenopea. La sua preparazione più antica risale al 1320 a opera delle monache del Real Convento della Maddalena. Il nome roccocò deriva dal termine francese Rocaille per via della forma barocca e tondeggiante simile a una conchiglia arrotondata. I raffiuoli, o, in maniera italianizzata, raffioli sono fatti di una pasta simile al pan di Spagna e ricoperti di una glassa bianca a base di zucchero. Hanno forma ellittica. Questo è il vero Natale che coniuga la tradizione, i valori veri della famiglia che la routine quotidiana influenzata dalla globalizzazione ha quasi cancellato, il fermarsi a parlare e ridere intorno alla tavola senza l’assillo della fretta ritrovando quel dialogo che oggi manca. E’ tradizione, anche, festeggiare la Vigilia di Natale scambiandosi i regali alla mezzanotte. Mi direte che il Natale è una festa consumistica, è vero, ma questa festività quasi come per magia ti regala armonia ed i suoi colori sono unici rendendo il nostro animo sereno e gioioso. Prima di concedarmi un augurio a te disoccupato che possa al più presto coronare il tuo sogno; un augurio ai giovani che possano vivere in una società meno egoista dove regna la lealtà e l’amicizia e la non violenza, un augurio alle istituzione che possano mettere in campo programmi mirati al benessere e alla qualità della vita che ci vede ancora una volta ultimi . Una società che sappia valorizzare le risorse culurali e professionali di tanti Giovani del Sud.

A CHRISTMAS OF PEACE AND LOVE

https://www.youtube.com/watch?v=q4fZEfvUuBc

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