L’ANNIVERSARIO DELL’UNITA’ D’ITALIA SI RACCONTA CON LA COMPLICITA’ DELLA TAVOLA E NON SOLO

31.01.2011 10:50

 


1861 – 2011 150° anniversario dell’Unità d’ Italia che deve stimolare alla riflessione e ad una analisi degli eventi che hanno condotto i vari popoli e territori italiani ad unirsi.

Dalla primaverea del 1859 alla primavera del 1861, nacque da un Italia divisa in sette stati, il nuovo regno: un percorso che parte dalla vittoria militare degli eserciti Franco Piemontesi nel 1859 e dal contemporaneo progressivo sfldarsi dei vari Stati Italiani che avevano legato la loro sorte alla presenza dell’Austria nella penisola e si conclude con la proclamazione dei Vittorio Emanuele II Re d’Italia.

Vittorio Emanuele II era definito il “ghiotto galantuomo” perchè amava la buona tavola. La Gazzetta del Sud Online racconta nell’articolo di Nicoletta Castagni i peccati di gola del Re grazie anche ad una mostra  in corso al Palazzo Reale di Torino, dove resterà aperta fino al 13 marzo. Il primo Re d'Italia anche a Natale prediligeva piatti semplici, ma corposi, innaffiati da un buon barolo e assisteva impaziente senza toccar cibo ai pranzi ufficiali, in Casa Savoia per le feste natalizie erano d'obbligo il cardo gobbo di Nizza Monferrato in tortino con fonduta (è gobbo perché appare fisicamente curvato, quasi accartocciato su se stesso), anguilla in carpione, bue alla moda, gran bollito alla piemontese o filetto di lepre al Madera, tartufi allo champagne e mousse di castagne. Fu proprio con Vittorio Emanuele II che si affermò per la prima volta una lista dei vini in abbinamento ai cibi, che includeva una selezione dei vini rossi locali, come il pregiato barolo tanto amato dal primo Re d'Italia. Il Piemonte svolse in campo gastronomico un ruolo di sintesi tra Italia e Francia, divenendo un vero vivaio di cuochi, tra i quali spiccava Giovanni Vialardi, che per 30 anni fu al servizio della Corte Sabauda sotto il regno di Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II. Giovanni Velardi fu un testimone dell’arte della tavola di Casa Savoia con il “servizio alla francese”  in cui tutto il cibo viene portato sulla mensa fin dall’inizio del pranzo e lasciato a disposizione dei convitati che se ne servono direttamente, viene sostituito verso la metà dell’800 dal servizio «alla russa» che prevede una successione preordinata di vivande via via servite da valletti. In questo modo il pasto viene svelato a poco a poco. E, per informare i commensali - abituati con il servizio alla francese a vedere tutto insieme il cibo a disposizione - ecco nascere il menu, la piccola lista che anticipa l’elenco delle portate.  Nel servizio alla russa,  quindi,  la tavola risultava apparecchiata con piatti, bicchieri saliere, piattini contenenti confetteria, antipasti freddi, e decorata con il dormant o sourtout, il grande centro tavola in argento, cristallo e specchi. I valletti (gli antenati camerieri) portavano ad ogni convitato il piatto che conteneva le vivande, in porzioni singole o vassoi da cui ci si serviva, che erano uguali per tutti e venivano offerte secondo una successione stabilita in precedenza. Fu così infatti che agli ospiti, meravigliati di fronte ad una tavola così sontuosamente decorata ma priva di pietanze, il principe Kourakin, ambasciatore dello zar a Parigi, pensò di offrire un cartoncino, collocato in corrispondenza di ogni posto, in cui erano indicate le diverse portate che sarebbero state servite. Nel novecento il servizio all'inglese (i camerieri che girano con il vassoio di portata) sostituirà quello alla russa. Questa disamina vuole sottilineare quanto il settore food and beverage abbia un valore storico, culturale e sociale con protagonisti gli operatori del settore e parlo dello chef di cucina e i camerieri figure di alto profilo professionale che devono essere rivalutati e non come quasi sempre succede discrimati. La Scuola Professionale Alberghiera rappresenta la base per formare gli operatori del settore e quindi  occorre che le Istituzioni guardino con attenzione a questa realtà scolastica. Possiamo tranquillamente affermare che il cibo e i piatti della tradizione italiana sono l’aspetto più rappresentativo dell’identinnità nazionale.  Parlando di cocktail va menzionato il primo libro sui cocktail, scritto dal "professor" Jerry Thomas pubblicato negli Stati Uniti nel lontano 1860, si intitolava Thè Bon Vivant's Guide, or How to Mix Drinks.  Per i 150° dell’anniversario dell’Unità d’ Italia il cocktail Italia Pousse-café, secondo me, è il più rappresentativo in quanto è formato da tre colori che ricordano appunto il tricolore italiano, ottenuti mescolando tra loro gli ingredienti a due a due prima di versarli nel bicchiere. Mettete in un bricchetto la Granatina con il Cherry, mescolate e versate nell'apposito bicchiere cilindrico. Ripetete l'operazione con la Menta e l'Anisette; quindi versate questo miscuglio, goccia a goccia, sul precedente. Fate lo stesso con la Chartreuse e il Curacao Blu e versateli, sempre goccia a goccia, sullo strato bianco.

In occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, il 17 marzo 2011, solo per quest’anno, è stato proclamato 'festa nazionale'. Il capo dello Stato e il capo del governo hanno stabilito, di comune accordo, che le scuole e gli uffici resteranno chiusi per onorare quest'importante evento.

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