IL PROF. ANTONIO GIORDANO AL QUOTIDIANO IL MATTINO:"ORA BISOGNA AGIRE. I RIFIUTI TOSSICI SONO UNA TRISTE REALTA' NASCOSTA PER TROPPI ANNI"

11.07.2013 11:15

da Il Mattino
Intervista di Chiara Graziani

Napoli. Antonio Giordano lo ripete da anni. Napoletano, ordinario di anatomia ed istologia patologica all'università di Siena e direttore dello Sbarro Insititute for Cancer Resarch, ha ereditato il testimone del padre, Giovan Giacomo, il primo scienziato a mettere nero su bianco, nel '77, che la Campania era travolta da un'epidemia silente e causata dall'uomo. Ora tocca a lui, con denunce raccolte più dalla comunità scientifica internazionale che dall'opinione pubblica italiana, ripetere che la nostra terra, già felix - fortunata - è «un laboratorio di cancerogenesi dove le cavie non sono topi, ma i napoletani ed i campani».
Un'epidemia di tumore, malformazioni congenite flagella la Campania infelix. Accompagnata da mutazioni nell'ambiente. Un 'epidemia da rifiuti tossici, tombati in Campania in ogni campagna, con la camorra a smistare le scorie velenose delle grandi imprese del nord in un traffico che vale, per la prima e per le seconde, miliardi.


Professor Giordano, tre anni fa il Mattino anticipò la ricerca scientifica firmata da lei e dall'allora senatore del Pd professor Ignazio Marino. In sintesi, in Campania, e nell'area fra Napoli e Caserta, si muore molto di più di tumore. Fino al 13% in più di mortalità. La pubblicazione del suo team sottolineò il nesso di causalità fra tumori e rifiuti.
« E fu sollevazione. Il professor Marino, non ancora sindaco di Roma, fu addirittura accusato di manovre politiche. Di fronte all'evidenza del legame, dimostrato nella ricerca, si preferì negare l'evidenza dei dati scientifici. E mi rifiuto di pensare che l'allora ministro Fazio non li sapesse leggere: eppure affermò che la diossina non è cancerogena. Ricorderà che la sollevazione fu tutta italiana. Il caso Campania scoppiò nella sua gravità davanti agli occhi del mondo. Ma l'Italia se ne dimenticò. Fino a quando non si scopre, come scrivete oggi, che esistono giacimento di veleni sotto gli ortaggi».

Il Mattino riporta, per la seconda volta in pochi giorni, la scoperta di giacimenti tossici sotto i campi coltivati. L'epidemia è ancora in corso?
«Le posso dire con la certezza dell'osservazione dei dati statistici, delle mappe dell'inquinamento e dai tipi di sostanze ritrovate, che il 60% dei residenti svilupperà tumori od altre gravi patologie».



Professore, è gravissimo. Che fare?
«Quello che la politica, troppo intimorita dall'entità della catastrofe finora non ha fatto. Due le linee. Bonifiche e prevenzione sanitaria. Occorre mettere sotto screening i campani, soprattutto quelli residenti in areee ormai ben individuate».


Come arginare i rischi per la catena alimentare?
«Come devo ripeterlo? Con le bonifiche. L'allarme è altissimo. I fuochi che tutte le notti distruggono copertoni e rifiuti completano l'opera di un avvelenamento che entra nel codice genetico dell'ambiente dalle falde acquifere, dall'aria. Insetti scompaiono. Altri organismi risultano geneticamente modificati. Con il professor Donato Matassino, ordinario emerito di miglioramento genetico animale della facoltà di Agraria di Portici, abbiamo affrontato il problema. Mutazioni, trasmissibili geneticamente. Negli animali, nelle piante e negli uomini. Dei ceppi genetici pericolosissimi».

Abbiamo un'arma in più rispetto a tre anni fa?
«Oh sì. Fino a tre anni fa si poteva negare anche la natura delle sostanze tossiche disperse. Oggi apprendo che sotto le coltivazioni sono stati trovati amianto, cloruro di vinile, benzopirene, metalli pesanti».


  Era intuibile. Cosa cambia?
«Cambia che abbiamo le impronte digitali di due assassini. Il tumore in primis. La genotossicità di queste sostanze non è negabile, ma fino a tre anni fa se ne negava l'esistenza come nei Promessi Sposi don Ferrante negava il contagio della peste».


 
Il secondo assassino?
«Occorrerà la volontà di volerlo accusare. La pistola fumante c'è. Dal tipo di materiale sversato non è difficile risalire alle provenienze, alle imprese in grado di produrli ed in quelle quantità. Almeno si potrebbe scoprire un'altra cosa. La coscienza nera e pesante del nord verso il suo mezzogiorno avvelenato con la complicità della camorra».

Professore, lei ha scritto un libro bianco, con il professor Giulio Tarro, che raccoglie la denuncia di suo padre e la motiva scientificamente in modo ancora più solido.
«Sì, e il 12 luglio torneremo a presentarlo a Salerno, alla provincia, Salone Bottiglieri. Lo abbiamo chiamato Campania, Terra di veleni. Con il professor Tarro e moltissimi ricercatori, per fortuna anche al di fuori dalla Campania, l'abbiamo promesso. L'epidemia campana è e sarà un caso mondiale. Finchè non si farà qualcosa».

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