I DATI, LA STATISTICA E LA SALUTE. IN CAMPANIA IL NESSO TRA I RIFIUTI TOSSICI E I TUMORI NON E' UN'INVENZIONE, MA E' REALTA'. QUALCUNO PERO' VUOLE NASCONDERLO

23.01.2013 11:16

a cura del Prof. Giulio Tarro
 

 

 


Ad un paio di settimane di distanza, - anche a causa di precise scelte operate da quasi tutti i mass media - l’unica immagine della tragedia rifiuti in Campania sono le decine di persone che, l'8 gennaio scorso, circondavano l’auto del ministro della Salute Renato Balduzzi , costringendolo “a scappare” dalla sede del  Municipio di Aversa, dove si era recato per la presentazione  dello studio sulla “Situazione epidemiologica della regione Campania ed in particolare delle province di Caserta e Napoli.

Di quella conferenza rimarranno nella memoria di tutti le sue sbalorditive dichiarazioni: “Non vi è nessun nesso tra i roghi tossici di rifiuti e i tumori”.

Questa ed altre affermazioni del Ministro hanno acuito la netta contrapposizione tra una rissosa folla e i pacati e autori della suddetta relazione, quasi a far dimenticare, oltre al libro “Campania: Terra di veleni” (al quale anche chi scrive ha dato il suo contributo) tutte quelle ricerche che dimostrano, senza ombra di dubbio, la correlazione che il Ministro e i suoi “esperti” avrebbero la pretesa di negare.

“I politici usano le statistiche come un ubriaco usa i lampioni: non per la luce, ma per sostenere le loro tesi” sentenziava Mark Twain. Ma se è pur vero che – come declamava un altro scrittore, Evan Esar  –   “la statistica è l’unica scienza che permette a esperti diversi, usando gli stessi numeri, di trarne diverse conclusioni”, le forzature interpretative e le disinvolte omissioni dello “studio” commissionato da  Balduzzi delineano un quadro che non può che fare inorridire chiunque si occupi disinteressatamente di salute, a cominciare da tutti quei medici da anni impegnati contro lo sversamento illegale dei rifiuti tossici ed industriali.

Gli autori del libro “Campania: Terra di veleni” – Antonio Giordano ed il sottoscritto hanno già fatto presente agli “esperti” che hanno redatto lo “studio” commissionato da Balduzzi di essere disponibili per un pubblico confronto scientifico che tenga conto anche di tutte quelle inequivocabili ricerche , pubblicate su prestigiose riviste (a cominciare da “Lancet”). Non è stata data nessuna risposta. Solo un muro di silenzio dietro il quale qualcuno, verosimilmente, spera di nascondere le migliaia di morti per cancro indubbiamente ascrivibili alla spaventosa compromissione ambientale della nostra regione; un territorio nel quale, in assenza di un efficace opera di monitoraggio di repressione e di bonifica i roghi incontrollati e il tombamento di metalli pesanti, amianto, cadmio...,  con il conseguente inquinamento delle falde acquifere, continuano a seminare stragi.

“I dati sono nero su bianco” annuncia, con superba altezzosità, uno degli autori dello studio.

Ma su quali dati, su quale monitoraggio, si basano le certezze degli altri “esperti” dell’Istituto Superiore di Sanità? Sullo studio SEBIOREC del 2010, condotto con una metodologia sbalorditiva (10 prelievi uniti arbitrariamente per effettuare un’ analisi?) vale la pena di osservare che mentre in Campania ci si gingillava con questo studio (in tutto 860 prelievi), enfatizzato sui giornali come “il più grande ed esteso biomonitoraggio di Italia”, a Brescia, a seguito di un allarme circoscritto ad una sola azienda  - l’industria Caffaro che aveva fatto sversamenti abusivi - , venivano effettuate 1.200 analisi individuali su cittadini residenti a Brescia di biomonitoraggio tossicologico individuale e migliaia di analisi sul patrimonio agricolo e zootecnico che comportavano l’interdizione alla coltivazione di decine di ettari di terreno agricolo.

Quali dati? Perché non sono state tenute nella dovuta considerazione quelli forniti dall’Istituto Pascale che attestano come vivere nella “Terra dei Fuochi” (dove innumerevoli industrie di scarpe, borse, pellami, tessuti... scaricano colle, vernici..., dove si brucia di tutto da oltre trenta anni) determina un indice di rischio tumore enormemente superiore al resto d’Italia?

E come si fa ad addebitare a “sbagliati stili di alimentazione” o al “vizio del fumo” l’inequivocabile aumento dell’incidenza di tumori al fegato e al polmone che devasta gli abitanti di questo territorio?

Come si fa ad addebitare le morti unicamente all’ incidenza di “epidemia di epatite B”?

Come si fa ad addebitare i casi di cancro al seno unicamente all’ “insufficiente ricorso allo screening ”?

Alla contestazione seguita alla conferenza del ministro Balduzzi un cartello tenuto da una donna diceva: “Quanto spende la Campania in chemioterapici? Quante sono le esenzioni per i malati di cancro? La Campania muore e voi ancora cercate i dati?”.

I dati in Campania ci sono e sono spaventosi, sia quelli attestanti un elevato incremento di mortalità per cancro (rispetto ad altre regioni), sia quelli attestanti una gravissima compromissione ambientale. Tentare di non correlarli, ricorrendo a chissà quali “stili di vita” è una infamia.

Un consiglio agli “esperti”: lascino perdere i bizantinismi statistici e gli "stili di vita", e si concentrino solo sulla vita: quella delle persone di questa Regione che lo Stato deve tutelare. Un primo passo per farlo sarebbe quello di cominciare a dire e a dirci la verità.

 

 

—————

Indietro