Da Napoli agli States, tre libri raccontano dello scienziato Antonio Giordano

06.07.2010 16:47


Non solo la letteratura medica, ma anche quella economica e di costume menziona lo scienziato Antonio Giordano, come modello di abnegazione e di coraggio.

La sua esperienza, professionale ed umana, è raccontata nel libro “Gioventù sprecata – perché in Italia si fatica a diventare grande” di Marco Iezzi e Tonia Mastrobuoni. Nell’intervista Antonio Giordano, classe ’62,uno dei più importani genisti mondiali, conferma di aver compreso molto presto già a 23 anni, che per fare seriamente ricerca doveva andare negli Stati Uniti. Già da studente universitario iniziò ad andare in America per imparare bene l’inglese fino a trasferirsi nel 1987, un anno dopo aver conseguito la laurea in medicina in Italia, a Napoli. La sua città. Alla quale resterà sempre legato. E la sua “napoletanità” caratterizza il suo modo di essere, il suo modo simpatico di gesticolare e soprattutto il suo modo di parlare.

Antonio Giordano è orgoglioso delle sue origini, ha dato nomi italiani ai suoi tre figli ed è continuamente tormentato dal desiderio di fare qualcosa di utile per il suo paese. A lui si devono alcune delle più importanti scoperte degli ultimi anni nel campo della ricerca sul cancro. Attualmente vive a Philadephia dove dirige lo Sbarro Institute for Cancer research and Molecular Medicine e il Centro di Biotecnologie della Temple University. In Italia ha fondato a Spoleto la Human Health Foundation, una realtà che permette a molti ricercatori di rimanere nel proprio paese.

Giordano ha dichiarato “Amo il mio Paese e amo il Sud ancora di più, ma mi rendo conto di una cosa, posso aiutare l’Italia solo nella posizione in cui mi trovo, se vivessi esclusivamente in Italia sarei messo in difficoltà molto facilmente”. Ed è proprio questo il motivo per il quale non è rientrato in patria. In America Giordano capì che gli interessava la genetica, scrisse al premio Nobel James Watson ottenendo di poter collaborare con lui ed il suo team, ed è negli States che ha realizzato importanti scoperte.

Il professore Antonio Giordano nel corso della sua carriera ha incontrato il magnate dei fast food Mario Sbarro al quale si è rivolto per i finanziamenti per costituire una fondazione per la ricerca sul cancro. Ed è così che nacque lo Sbarro Institute di Philadelphia. E alla domanda: perché non è rimasto in Italia, dove ci sono anche centri e università di grande fama? Lo scienziato risponde:  “ qui ci sono strutture che producono poco, rispetto a quanto potrebbero. Le università ti insegnano benissimo la teoria ma non altrettanto bene la pratica”.

Anche Claudio Angelini nel suo libro “Obama, un anno di sfide” dedicato all’America e al successo di Obama, pubblica un’intervista realizzata ad Antonio Giordano sulle cellule staminali. “Rappresentano sicuramente una grande sfida – spiega Giordano – per conoscere meglio lo sviluppo e il funzionamento del corpo umano e quali meccanismi mette in atto quando deve riparare un eventuale danno. La speranza è riuscire ad ottenere potenziali terapie per arrichire meccanismi che al momento possono risultare inadeguati”

Lo scienziato Antonio Giordano è menzionato inoltre nel libro “Italiani senza confini” di Federico Guiglia che ha pubblicato le sue trenta interviste apparse sul secolo d’Italia tra il 1999 ed il 2001. Il professore Giordano, figlio d’arte, perché anche il padre è oncologo, giovane scienziato che ha scoperto il gene anti cancro l’RB 2, nella sua intervista racconta che fare ricerca in America significa disporre di un ambiente in cui la competitività è al massimo.

“La mia attività di ricerca” – spiega lo scienziato Giordano – “si svolge quotidianamente. A partire dalle 7,00. Dodici ore di fila, durante le quali faccio di tutto: dalla creazione di nuove strategie, ai contatti con gruppi di tutto il mondo che abbiano sviluppato tecnologie e idee nuove”. Il laboratorio di uno scienziato in America ha tutto ciò che gli occorre per funzionare, ed anche se non può disporre di tutte le apparecchiature necessarie, il pragmatismo americano crea dei servizi a cui tutti i laboratori possono accedere. A questo si oppone il sistema Italia che invece è più lento ed è caratterizzato da un eccesso di burocratismo. E poi Giordano aggiunge che “qui da noi non si stimola la competizione tra ricercatori e non si premiano i migliori. Il segreto del successo americano consiste nel dinamismo. E poi la ricerca negli States è così ben finanziata che è difficile farsi condizionare anche da una multinazionale”.

“La fuga dei cervelli non esiste, esiste solo il criterio della professionalità”, ha spiegato lo scienziato napoletano, “chi ama il suo mestiere e vuole farlo al miglior livello possibile, va dove può mettere in pratica il proprio talento”

 

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