AUMENTO DEI TUMORI IN CAMPANIA PER COLPA DEI RIFIUTI. L'ISTITUTO PASCALE ANNUNCIA I DATI DAL '98 AD OGGI, MA L'ALLARME ERA STATO LANCIATO GIA' UN ANNO FA DALLO SCIENZIATO ANTONIO GIORDANO

19.07.2012 15:17

L'emergenza rifiuti ha fatto registrare un notevole aumento di casi di cancro soprattutto nelle province di Napoli e Caserta? Sembra proprio di si. Stando alle notizie ufficiali che ha divulgato l'Istituto per la cura dei tumori Fondazione Pascale e pubblicate dal quotidiano Avvenire.  Dal 1998 ad oggi i casi di morte per malattie oncologiche sono aumentate nel Napoletano fino al 47%: un dato in controtendenza rispetto ai decessi per neoplasie nel resto dell'Italia.
Secondo quanto si evidenzia, esisterebbe una stretta correlazione tra l'emergenza rifiuti degli ultimi anni, i fumi tossici dei roghi indiscriminati di immondizia e l'aumento delle malattie.
L'indagine prende in considerazione la situazione della provincia di Napoli e il Casertano: anche qui morti in aumento, del 28,4% tra gli uomini e del 32,7% tra le donne.

Ma è proprio il caso di dire "meglio tardi che mai". Perchè l'allarme è stato già lanciato da alcuni anni dal prof. Antonio Giordano che ha approfondito l'argomento anche con un gruppo di ricercatori. La notizia viene confermata anche dal Mattino che ha pubblicato l'intervista realizzata un anno fa proprio al prod. Antonio Giordano dalla giornalista Chiara Graziani che riportiamo di seguito:

In questa intervista di un anno fa Antonio Giordano, dello Sbarrro Institute di Filadelfia e ordinario anatomia patologica dell’ateneo di Siena, presentava lo studio che firmava con altri scienziati sull’autorevole rivista scientifica statunitense Cancer Biology and therapy. Una denuncia del caso Campania, anticipata dal Mattino.
L'esibizione della prova scientifica del disastro sanitario inflitto alla regione da trent’anni di rifiuti di tutta Italia - nord in testa - smaltiti con logica criminale in Campania: soprattutto nelle martoriate areee a nord di Napoli e a sud di Caserta, classificate nel rapporto «ad alto indice di pressione ambientale».
Per la cronaca lo studio scientifico suscitò la dura reazione del governo. Collegare rifiuti e tumori è un tabù. Fu tutta una corsa a ricordare che altro, incluse le abitudini di vita dei napoletani, poteva spiegare il picco di mortalità. Ma ora si aggiunge l'autorevole voce del Pascale. Far finta di nulla non si può più. Antonio Giordano, con il professor Giulio Tarro, ha scritto un libro sulla relazione tumori e rifiuti di prossima uscita. Queste le sue parole al Mattino, un anno fa.
Professore, le obiettano che il famoso nesso tumori-rifiuti non emergerebbe dall’aver sovrapposto le areee di sversamento ed i dati su cancro e malformazioni.
«Io mi incavolo. (ndr, l’espressione è diversa). Cosa vogliono? L’ecatombe? Migliaia di morti? La verità che queste critiche già arrivano da chi questo lavoro avrebbe dovuto farlo. E non l’ha fatto. Abbiamo perso almeno sette anni rifiutandoci di leggere questi studi secondo logica. Ora basta».
È indignato, oltre che incavolato.
«Non dovrei? Vedo la gente che muore. Vuole un esempio? Una ragazza di Pianura, 35 anni, tumore alla mammella e cinque morti in famiglia per tumore. Basta? Se non si prendono provvedimenti diventeremo un laboratorio umano di cancerogenesi ambientale. Le cavie siamo noi»
Ci provi il nesso: i rifiuti fanno morire di più fra Napoli e Caserta.
«Chi vuol leggere legga. Uno fra i mille, Leopoldo Iannuzzi, Cnr Napoli. Ha dimostrato che negli animali di allevamento della zona a nord la diossina arriva a 10 nanogrammi di diossina per chilo. Vorrà dire che se la Campania, o meglio, certi suoi rappresentanti, non vogliono sentire, noi parleremo alla comunità scientifica internazionale».


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