L’AMERICA’S CUP E LE TRADIZIONI DI PASQUA: UNA GRANDE OCCASIONE PER RILANCIO DEL TURISMO E PER FAR CONOSCERE L'ENOGASTRONOMIA NAPOLETANA

02.04.2012 10:27

di Antonio Faracca

La Santa Pasqua è una ricorrenza che ricorda la passione e la Resurrezione di Cristo e quest’anno Napoli vive questa festività affacciandosi al panorama internazionale con l'America's Cup, il più famoso e prestigioso torneo di vela della storia. Una manifestazione di notevole ritorno di immagine per la città che permetterà ai numerosi turisti di apprezzare le bellezze paesaggiste uniche e suggestive ma anche di gustare le ghiotterie della gastronomia Campana. Questa manifestazione deve essere il rilancio di una città tante volte offesa e umiliata. Occorre, quindi, investire nel turismo enogastronomico in quanto Napoli cela piatti succulenti e ricchi di storia della tradizione .

Nei giorni che precedono la Pasqua, per esempio,  per le strade e i vicoli di Napoli siamo catturati da un profumo unico e inconfondibile quello all'acqua di Fior d'arancio un’essenza profumatissima, gradevole al gusto e rilassante all’olfatto usata per aromatizzare la pastiera.

La leggenda che gli abitanti della zona compresa tra Posillipo ed il Vesuvio, allietati dal canto prodigato loro dalla sirena Partenope, che aveva fissato li la sua dimora, vollero ringraziarla dando quanto di più prezioso avessero. Per questo incaricarono sette tra le più belle fanciulle e le offrirono: la farina, la ricotta, le uova, il grano tenero bollito nel latte, l’acqua dei fiori d’arancio, le spezie e lo zucchero. La sirena contenta per i numerosi doni ricevuti, li offrì agli dei che inebriati dal suo canto e dal profumo che emanavano i preziosi ingredienti, li impastarono sapientemente dando vita alla prima pastiera che superava in dolcezza il canto stesso della sirena. Passando alla storia invece, si narra che Maria Teresa D'Austria, consorte del re Ferdinando II° di Borbone, soprannominata dai soldati "la Regina che non sorride mai", cedendo alle insistenze del marito buontempone, famoso per la sua ghiottoneria, accondiscese ad assaggiare una fetta di Pastiera e non poté far a meno di sorridere, compiaciuta alla bonaria canzonatura del Re che sottolineava la sua evidente soddisfazione, nel gustare la specialità napoletana. Pare che a questo punto il Re esclamasse: "Per far sorridere mia moglie ci voleva la Pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo". La ricetta della pastiera napoletana segue due scuole di pensiero: la prima, più antica, vuole semplicemente che si mescoli la ricotta con uova sbattute, la seconda, più moderna, opera del dolciere lattaio Starace la cui bottega era in un angolo di Piazza Municipio, prevede di mescolare una densa crema pasticcera per renderla più morbida e leggera. In ogni caso va preparata con un paio di giorni di anticipo, rispetto al consumo, per consentire a tutti i suoi ingredienti di ben amalgamarsi. La pastiera è contenuta in appositi “ruoti” di ferro stagnato, poiché essendo fragile si rischia, a sformarla, di spappolarla inevitabilmente. Gli ingredienti consistono in: per la pasta frolla farina; zucchero; uova intere; burro; vaniglia; agrume grattugiato.  Per il ripieno: ricotta; grano bagnato e cotto con acqua o latte e sale; acqua di fior d’arancio; estratto di neroli (L'olio essenziale di neroli è un olio vegetale prodotto per distillazione dei fiori di arancio amaro. Il suo profumo somiglia a quello del bergamotto).  Il procedimento prevede di mettere a cuocere, a fuoco basso, il grano con l’acqua o latte, la sugna, la vaniglia e la buccia di limone, fino a quando il grano apparirà sfatto.

Passare la ricotta al setaccio e mescolarla con lo zucchero, aggiungervi la buccia grattugiata di n. 1 arancia, il neroly, il grano cotto, gli aromi, i canditi e le uova sbattute. Preparare la pasta frolla secondo le istruzioni della relativa ricetta e metterla a riposare in frigo per mezz’ora circa. Stendere una parte della pasta frolla e foderare la teglia occorrente. Riempire con il ripieno senza mai superare il limite di ½ cm dall’orlo e con la rimanente pasta frolla formare delle strisce da disporle in forma romboidale sul ripieno. Mettere in forno a calore medio per un’ora e mezzo a due ore circa, fino a quando la pastiera è colorita e ben asciutta. Farla raffreddarla e spolverarla di zucchero a velo.

Prima di congedarmi non posso non presentare ai turisti presenti nella nostra città il pranzo della Pasqua napoletana:

Antipasti: A fellata (La fellata non è altro che una serie di salumi paesani tipici napoletani disposti su di un piatto da portata molto grande. Questo antipasto comprende:  salame Napoli, capicollo, pancetta , provolone fresco o caciocavallo (mozzarella di Bufala in alcune zone come nel Casertano) , Casatiello ricotta salata di Montella. Nel passato i venditori davano la voce: A ricotta e Montella - Belle figliò magnatevelle - c'anno misto a ciucculata - coni'è bella 'nzuccarata. (fonte: a Tavola con Don Mimì)

Primo: Minestra marinata

Secondo: Agnello con piselli e cacio

Contorno: Carciofi arrostiti

Dolce: La pastiera

 

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