IL QUOTIDIANO IL MATTINO RACCONTA IL PRIVATO DELLO SCIENZIATO ANTONIO GIORDANO CON UN'INTERVISTA A SUA MOGLIE MINA:"TANTI PREGI NELLA RICERCA, MA TANTI DIFETTI A CASA E IN AUTO"

25.01.2014 16:42

Leggiamo e pubblichiamo, con un pizzico di sorriso e simpatia, l'intervista realizzata da Maria Chiara Aulisio per il quotidiano "Il Mattino" alla moglie del prof. Antonio Giordano, scienziato di fama internazionale per la ricerca contro il cancro, Direttore dello Sbarro Institute di Filadelfia e con altre importanti cariche nel settore in Italia, in particolare in Toscana, Umbria e Campania (Università di Siena, Fondazione HHF Onlus e Crom di Mercogliano). Mina Massaro sposata con Antonio Giordano e madre di tre splendidi ragazzi, racconta con dovizia di particolari,  alcuni difetti, nel privato, del nostro giovane del Sud che molti lettori ormai conoscono navigando nelle pagine del nostro sito. Un napoletano un pò imbranato, ma simpatico e coinvolgente, che guida l'auto negli Usa come a Napoli e tanto altro ancora che potrete leggere in questa simpatica intervista a Mina Massaro, alla quale noi di Giovani del Sud esprimiamo la più grande solidarietà per la sua pazienza. Ma ci piace anche sottolineare che la sua pazienza è pari a quella che Antonio dimostra ogni giorno nel fondamentale lavoro di ricerca contro il cancro. Lo abbiamo contattato al telefono dopo le esternazioni della moglie e lui ci ha risposto con una famosa citazione: "La forza delle donne deriva da qualcosa che la psicologia non può spiegare. Gli uomini possono essere analizzati, le donne... solo adorate."- Oscar Wilde, Un marito Ideale 


 

L'ARTICOLO DEL MATTINO

 

Un amore che nasce in provetta. Nel senso che quando Antonio Giordano e Giacomina ”Mina” Massaro si sono conosciuti, in uno dei laboratori più prestigiosi di New York, lavoravano entrambi alla stessa molecola.
Assolutamente verosimile, dunque, innamorarsi al microscopio, tra formule e vetrini, quando a piacersi sono due giovani ricercatori alle prese con cellule, virus, geni e genomi. Peccato, però, che le versioni fornite dai diretti interessati su quella molecola galeotta non coincidano per nulla.

Giacomina, dica la verità.

«Dico sempre la verità».
Cos’è questa storia della molecola?
«Ma quale molecola...».
Come «quale molecola»?
«Sono le fantasie di mio marito, credetemi».
Fantasie?
«Certo. Già so che cosa vi ha detto».
Che cosa?
«Ma no, tanto è inutile».
Vuole saperlo?
«Ok».
Suo marito ha detto che lei, tra tanti centri di ricerca che ci sono in America, scelse di fare uno stage giusto giusto nell’istituto dove lavorava lui.
«E che cosa c’è di strano. Era uno dei migliori laboratori».
D’accordo. Ma suo marito ha detto pure che, tra tante ricerche, si andò ad appassionare, guarda un po’, proprio a quella che aveva fatto lui.
«Solo un caso».
Sicura?
«Certo. Mi limitai a presentare un lavoro su un virus collegato a una sua scoperta. Lui dice che lo feci apposta per avvicinarlo».
Invece non è così.
«No, quel lavoro era perfettamente in linea con i miei studi di oculistica, in cui poi mi sono specializzata. Ma siccome voglio essere onesta fino in fondo dico anche che quel giovane ricercatore non mi era del tutto indifferente».
Veniamo al dunque.
«Quando ci siamo conosciuti, sempre in ambito scientifico, ben prima del fatidico stage, Antonio partì con un corteggiamento serratissimo».
Addirittura.
«Certo. Ricordo che un giorno mi disse: ”Non perdere tempo, prima o poi mi sposerai”».
E lei?
«Rimasi sorpresa».
E basta?
«No, anzi. Sarà perché era sempre così allegro, solare e spiritoso, Antonio cominciò a piacermi ma non fino in fondo».
Dunque?
«Niente, lo vedevo eccessivamente sicuro, fin troppo spavaldo. Così gli diedi buca un paio di volte».
Povero Giordano.
«Mi chiedeva di uscire, io gli rispondevo: ”Sorry, I have to wash my hair tonight”, stasera devo lavarmi i capelli. Che in America è un modo di dire molto garbato per far capire all’interlocutore che non hai voglia di accettare l’invito».
E lui?
«Non conosceva quella frase e allora insisteva: ”Non c’è problema, ti aspetto, fatti lo shampoo e poi usciamo”. Oppure: ”Scusa, ma è possibile che questi capelli te li devi lavare ogni volta che devi uscire con me?”».
Donna terribile.
«Ma no, scherzavo, ogni tanto mi divertivo anche io».
Alla fine però ha ceduto.
«Sì. Ho ceduto, devo dire che a volte Antonio era davvero irresistibile».
Irresistibile? Non le sembra di esagerare?
«Forse un po’ sì. Comunque era bello, giovane e pure intraprendente».
Lo dica che le piacciono i napoletani.
«Lo sono anche io mezza napoletana».
Napoletana?
«Mia madre è di Ercolano, mio padre di Potenza, si conobbero in Italia e poi si trasferirono in America. Sono nata a New York ma mi sento molto italiana».
Beautiful Naples.
«La adoro. A casa mia, ben prima di conoscere Antonio, le tradizioni napoletane si rispettavano, e si continuano a rispettare, quasi più di quanto fate voi».
Roba tipo struffoli a Natale, pizze fritte, paccheri al ragù.
«Mia madre non sente ragioni. In casa si mangia napoletano, soprattutto la domenica. Sapete che cosa mi piacque molto di Antonio?».
Dica.
«Mi capiva quando dicevo: ”Vorrei pane e pummarola”. Mi ricordo che quando lo conobbi fu la prima cosa che raccontai a mia madre che naturalmente ne fu ben felice. Un napoletano in famiglia non le sembrava vero».
Quindi il professore Giordano frequentava la casa.
«Molto spesso. Da napoletano verace qual è non gli sembrava vero di venire a cena e trovare parmigiana di melanzane, salami, pizze e tante altre cose che mia madre regolarmente cucinava».
Era un po’ come sentirsi a Napoli.
«Certo. Da noi si mangiava e si parlava napoletano. Niente di meglio per lui che, tra l’altro, ai fornelli è negato».
Manco un piatto di spaghetti al pomodoro sa fare?
«Macché non sa neanche mettere l’acqua sul fuoco, il grande scienziato. Sono io la cuoca napoletana benché sia nata e cresciuta in America».
Bellezza e tradizione mediterranea. Dica la verità, così lo ha conquistato.
«Amore e semplicità, direi. Così come siamo cresciuti anche noi. I miei genitori hanno lavorato sodo per farci crescere nel migliore dei modi. E dire che qualcuno tirò fuori la balla che il successo di Antonio era dovuto alle sue nozze con la figlia di Sbarro».
Sbarro?
«Sì, il finanziatore dell’Istituto che Antonio dirige per la ricerca su cancro e medicina molecolare».
Malelingue.
«Direi proprio di sì, visto che mio padre fa il carpentiere e mia madre la sarta, e nulla abbiamo a che fare con la famiglia Sbarro».
Tutta invidia.
«Certo. Perché in Italia sembra impossibile che si possano fare grandi cose senza avere corsie preferenziali. Per fortuna in America non funziona così. Il successo, Antonio, lo deve solo alle sue scoperte».
Una bella soddisfazione.
«Direi proprio di sì. È uno tra gli scienziati più rinomati sia negli Usa che in Italia. Tant’è che è sempre in giro».
Viaggia spesso?
«Moltissimo. Diversi mesi all’anno li passa in Italia. Tra i vari incarichi, è anche professore di Anatomia patologica all'Università di Siena».
Beata solitudine.
«Sì, spesso sono sola. Con tre figli, però: Maria Teresa, Giovangiacomo e Luca».
Nomi italiani.
«Ci mancherebbe. Antonio fa il pazzo se in casa sente parlare americano. Quando c’è lui solo ed esclusivamente italiano possibilmente con una marcata inflessione partenopea».
E quando non c’è?
«Un bel mix di americano, italiano e pure napoletano. Ci capiamo solo noi».
Insomma, Giordano ci tiene alle sue origini.
«Nel bene e nel male».
Che vuol dire?
«Diciamo che si comporta a Philadelphia esattamente come farebbe a Napoli. Per lui è uguale».
In che senso.
«Lasciamo perdere».
No.
«Allora vi faccio un esempio».
Quale?
«Quando guida. Si mette al volante e pensa di stare a via Caracciolo. Non rispetta i semafori e parcheggia malissimo dimenticando che siamo in America, qui le regole si rispettano. Naturalmente la polizia lo ferma regolarmente».
Multe salate.
«Manco per idea, ogni volta che ci provano riesce sempre a farla franca. Antonio ci sa fare e da buon napoletano se la cava sempre. Sono io che divento una belva».
Esagerata.
«No, un marito che non rispetta le regole non lo voglio. L’ultima volta che è passato col rosso, ho implorato il poliziotto di fargli la multa».
E lui?
«Ha guardato l’agente e, con aria avvilita, gli ha detto: ”Si rende conto con chi devo vivere?”. Il poliziotto si è messo a ridere e ancora una volta la multa nessuno gliel’ha fatta».

 

 

 

 

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