LE CATASTROFI NATURALI E LA PERDITA DI MIGLIAIA DI POSTI DI LAVORO. L'ANALISI DEL GIUSLAVORISTA MICHELE TIRABOSCHI

04.08.2014 14:04

Migliaia di posti lavoro persi, con un impatto più pesante per giovani e donne. Così i disastri naturali colpiscono l’occupazione, secondo Michele Tiraboschi, giuslavorista, che dell’argomento si è occupato in uno studio pubblicato recentemente on line da Adapt. “Si può ricordare che -scrive Tiraboschi- il terremoto e il conseguente tsunami che hanno devastato nel febbraio 2010 la regione di Maule (Cile) hanno causato la perdita di circa 90 mila posti di lavoro e una riduzione del 3% del prodotto interno lordo nel primo quadrimestre del 2010”.

”Il terremoto e lo tsunami del marzo 2011 nelle prefetture di Iwate, Miyagi e Fukushima (Giappone) hanno determinato per la popolazione di quelle località un declino nel numero di occupati (da 2,75 milioni a 2,60 milioni di persone) nei mesi successivi all’evento”, ricorda ancora Tiraboschi.
”La serie di terremoti che ha colpito la città di Christchurch (Nuova Zelanda) tra il 2010 e il 2011 ha determinato un forte impatto sui livelli occupazionali in ragione della distruzione di proprietà e infrastrutture per un valore stimato tra il 10 e il 20% del prodotto interno lordo dell’intero Paese”.

Ci sono poi i cambiamenti demografici, come è accaduto a New Orleans: “Solo la metà delle persone evacuate (200 mila su una popolazione di 400 mila) dopo ‘Katrina’ -commenta Tiraboschi- nel 2005 ha fatto ritorno in città a due anni dall’evento con una riduzione pari al 35% del tasso di occupazione”.

E altrettanto indicativo, ricorda Tiraboschi, “per restare entro i confini nazionali, è il caso dell’alluvione di Modena del gennaio 2014 che, sebbene non abbia raggiunto l’attenzione dei mezzi di informazione nazionali, ha causato danni a circa 2 mila imprese manifatturiere e 600 aziende agricole interrompendo l’attività di circa 5 mila lavoratori”.

Il principale fattore di incidenza sui livelli occupazionali è ovviamente dovuto, spiega il professore, “alla chiusura di imprese e alla interruzione delle attività produttive anche autonome e professionali, sia per i danni materiali diretti, sia per la paralisi delle infrastrutture, della logistica, dell’approvvigionamento di energia o anche solo per i danni causati alla catena dei fornitori o dei clienti”. 

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